Ciao Rosa,
lo so che magari non sono proprio il tuo target, ma ti ho beccata per caso e da lì ho iniziato a leggerti tipo ossessione leggera.
Hai una vibe giusta, tipo quella zia col cervello acceso che non ha paura di dire la verità, anche se fa male. Ed è proprio quello che mi serve: una verità adulta che non venga da qualcuno che mi ha visto in pannolino.
Situazione. In palestra è arrivato uno wow. Bello forte. Ma proprio mi fa venire fame (sì, quel tipo di fame). Si chiama Daniel. Gentile, simpatico, quattro anni più di me, studia Giurisprudenza, testa a posto. Mi ha chiesto di uscire. Tre volte. Bowling, pizza, mare, cinema, gelato, disco — tutto molto carino, tranquillo, easy. Ci siamo baciati. Bello, bello, bello.
E io sono tipo: “ok, io vorrei che questa cosa succedesse, cioè che andasse avanti”.
Ma ho paura.
Perché Daniel è nero. È stato adottato quando aveva tre anni da una coppia italiana, quindi sì, è italianissimo. Ma la sua pelle è nera. E io, che vengo da una famiglia operaia, super dignitosa, gente che si è fatta il mazzo per noi figli, so già che impazzirebbero. Cioè: la loro unica figlia femmina che sta con uno “che sembra straniero” (lo direbbero così, con quella faccia lì).
E i miei fratelli? Peggio. Ironia becera, battute fuori posto, quel tono da bullismo camuffato da “ci preoccupiamo per te”.
Io però non voglio rinunciare a questa cosa bella. Perché è bella. Semplice. Pulita. Rispetto da subito.
E quindi: da dove si comincia? Come si entra in questa storia senza farsi massacrare?
Grazie, davvero.
Mi serviva un posto dove scriverlo.
Martina, 23 anni, Bologna
Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”.
Dal film «Ecce Bombo»...
razzismo Ideologia fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane, stabilendo al loro interno una gerarchia che vede «razze» biologicamente e storicamente superiori destinate al comando, e altre inferiori, destinate alla sottomissione; il r. è anche alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la «purezza» e il predominio della «razza superiore».